Lo studio del terremoto del 10 settembre 1881 nell’Abruzzo meridionale si colloca nell’ambito di una più ampia ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sugli eventi sismici che hanno interessato l’area abruzzese tra il XIX e il XX secolo. Nello specifico, l’interesse per il terremoto in oggetto risiede nella peculiarità della posizione geografica dell’area epicentrale. Infatti, questa non è da individuarsi – come solitamente avviene per la maggior parte dei terremoti abruzzesi al di sopra della soglia del danno – nella regione appenninica, bensì nell’ampia fascia pedemontana e collinare “esterna” alla catena montuosa, a est della Maiella, nel cuore della provincia di Chieti. Questa regione è attualmente ancora poco definita per quanto attiene il comportamento sismogenetico.
In particolare, i) non sono note le faglie responsabili degli eventi sismici con lo stesso dettaglio disponibile per l’Abruzzo interno; ii) non è chiara l’origine del grande terremoto del 3 novembre 1706 – cioè non è noto se la faglia che l’ha causato sia anch’essa da ricercarsi a est della Maiella o meno; iii) al contrario del settore appenninico, non è possibile formulare ipotesi sui territori ove potrebbero attendersi forti terremoti in futuro. Nel complesso, questi aspetti – tra i vari di interesse per la difesa dai terremoti – sono da considerarsi sufficienti ad indirizzare ricerche specifiche sui settori abruzzesi prossimi all’Adriatico.
L’evento sismico, conosciuto nei repertori sismologici e parametrizzato in CPTI04 con intensità epicentrale (Io) 8 e magnitudo (Maw) pari a 5,6, era noto attraverso due fonti principali, potremmo dire uniche: De Rossi e Baratta. Esso fu responsabile di sensibile danneggiamento in una ristretta area tra le attuali province di Chieti e Pescara, con forti danni in un’area compresa tra Orsogna, Lanciano e Castel Frentano.
In particolare, De Rossi raccolse relazioni a lui pervenute da corrispondenti o da giornali locali, essendo la zona epicentrale all’epoca priva di osservatori sismici. Annotazioni dettagliate sul patrimonio edilizio di Orsogna prima e dopo il terremoto sono invece reperibili in Costantini, testimone diretto dell’evento.
Tali contributi costituiscono la principale base informativa del Catalogo dei Forti Terremoti Italiani, nel quale il terremoto è riportato con una massima intensità nell’abitato di Orsogna (8.5) ed un’area di danneggiamento comprensiva di 18 località. Tra queste, Arielli, Guardiagrele e Poggiofiorito subiscono effetti valutati con un’intensità pari a 8.
La conoscenza dell’impatto dell’evento ci appare tuttavia incompleta, in quanto la distribuzione delle località dotate di informazioni è discontinua, come risulta anche dalla semplice consultazione delle mappe: per le adiacenze dei due abitati di Orsogna e Guardiagrele, fortemente danneggiati, si osserva l’anomalia dell’assenza di punti d’intensità; inoltre, verso la Maiella e verso sud le informazioni sono scarse o del tutto assenti.
Ciò considerato, dopo la necessaria rilettura critica della bibliografia citata in CFTI2, lo studio è stato condotto mediante nuove acquisizioni e finalizzato a meglio caratterizzare il danno del 1881 ai vari abitati. L’esito della ricerca è sintetizzato in una nuova distribuzione del danno, con un sensibile incremento del numero delle località per cui si hanno tracce degli effetti del sisma e una più calibrata attribuzione dell’intensità.